La proprietà su cui è stato impiantato il Moscato fu donato dal nonno alla mamma. Si trattava di 10 ettari di terre nere alluvionali su un substrato salmastro, che si trovavano a livello del mare a poche centinaia di metri dall’arenile in contrada Burgio, una località da sempre rinomata per la qualità e la bontà dei vini. Mamma tenne questo terreno a mezzadria fino agli anni 80, quando mezzadri e piccoli proprietari terrieri abbandonarono le vigne e passarono a colture più redditizie come serre e ortive. 

Io a quei tempi lavoravo alla Cantina Sperimentale di Noto dove, tra le altre cose, eravamo impegnati in un progetto di rilancio del Moscato di Noto, una delle prime e più prestigiose DOC siciliane. Fu così che mi venne l’idea di impiantare in parte di quel terreno una vigna a moscato bianco. Feci la proposta a mamma  e papà, e loro accettarono. Mi è sempre piaciuto fare affari con i miei genitori, era una cosa che ci intrigava e ci univa. Mi misi subito all’opera. Selezionai le marze sugli antichi vigneti di oltre 50 anni che erano nella zona, perché volevo un vigneto col moscato bianco tipico di quell’area di Noto. 

A fine anni 80 impiantammo il vigneto. Ero sicurissimo che avrebbe dato buoni risultati e un prodotto sorprendente. La cosa inusuale di questa vigna infatti è proprio la mineralità e salinità (dovuta alla sua vicinanza ai pantani e al mare) che rende questo moscato particolare e unico nel panorama dei moscati locali. 

A quei tempi si veniva da una agricoltura che produceva uva a bassa acidità e con tasso alcolico elevato, ma le nuove tendenze erano invece di avere maggiore freschezza. Per ottenerla decisi di  ridurre il numero di ceppi per ettaro. Feci quindi un impianto, per quei tempi moderno, con 3200 piante per ettaro. Per il moscato dolce scelsi il metodo dell’appassimento dell’uva in pianta avvalendomi della tecnica della torsione del picciolo su circa il 50% dei grappoli. In questo modo riducevo l’afflusso di linfa e favorivo una migliore irrorazione sui grappoli che non avevano subito la torsione, mentre sugli altri ottenevo un appassimento lento, ma costante, senza avere insolazione diretta e quindi senza avere una grande perdita di profumi primari. 

Ci tengo a questa vigna, è nel centro del mio cuore per quello che ha rappresentato per me e i miei genitori, e per me e Valeria, perché il nostro amore è nato lo stesso anno in cui è nata la vigna.  Nel 2021 una parte dovrà essere estirpata perché è troppo vecchia. Si può capire cosa vuol dire emotivamente per me. Cammino tra le mie piante e le saluto, tutto deve finire per potere poi continuare.